INQUINAMENTO LUMINOSO a cura di Lucrezia Aversa Il cielo e' in via d'estinzione? L'interrogativo puo' sembrare "azzardato", facendo magari storcere il naso a quanti si occupano (e preoccupano) dell'estinzione di esseri viventi, ma ha lo scopo di porre l'accento su un tema rilevante: l'inquinamento luminoso. Attualmente si ha una piena coscienza ed un'ampia conoscenza del danno prodotto da varie forme d'inquinamento, da quello ambientale a quello acustico; pochi, tuttavia, hanno compreso, o provano a farlo, la portata del danno che deriva dalla crescente illuminazione del cielo. Proprio la dispersione di luce artificiale verso l'alto e' la causa principale della perdita progressiva dell'oscurita' del cielo notturno, e, quindi, dell'inquinamento luminoso. Risulta chiaro che, illuminando il cielo nelle ore notturne, si perde la qualita' dello stesso, privandosi dello spettacolo che puo' offrire una notte stellata. Basta alzare gli occhi in una comune notte serena per appurare che la quantita' di stelle visibili, da una citta' anche di non grandi dimensioni, e' spaventosamente inferiore rispetto al numero di astri che si possono scorgere in zone caratterizzate da cieli bui. Il problema in questione, precisiamolo, non trae origine da un'esclusiva esigenza, dai toni magari leziosi, degli astronomi e degli astrofili in generale. Non e' una sorta di "capriccio" di coloro che si dotano di costose strumentazioni per osservare il cielo; vi sono dei risvolti che dovrebbero preoccupare, o per lo meno interessare tutti. Per gli astrofili che vivono, ad esempio, in Pianura Padana, la limitazione di una volta celeste schiarita e' molto sentita, anche perche' non e' sufficiente spostarsi in campagna per osservare un buon cielo. Nonostante la visione offerta da luoghi lontani dai grossi centri abitati sembri eccezionale, non vi e' alcun possibile termine di paragone con lo spettacolo della notte in alta montagna, in piano al mare o in Sardegna, dove si fa fatica persino a distinguere le costellazioni ben note e familiari, vista la grande quantita' di astri che popolano il cielo, quasi fosse una festa nella quale tutti si sono messi l'abito piu' elegante e sfavillante. Sono luoghi, questi, che possono godere di un'atmosfera tersa e che sono situati lontano da grosse concentrazioni di sorgenti luminose. Bisogna puntualizzare un aspetto importante: il disturbo arrecato dalla luminosita' dei grandi centri cittadini si propaga per svariati km a partire dagli stessi e, allo stesso tempo, si somma a quello che deriva dai centri abitati minori. La conseguenza di questo fenomeno e' l'abbassamento del numero di astri e di oggetti non stellari, come nebulose e galassie, visibili ad occhio nudo, che vengono letteralmente inghiottiti dal fondo cielo. E' stato in precedenza posto l'accento su una considerazione di non minore importanza: l'inquinamento luminoso non e' un problema ascrivibile solo agli astrofili e, soprattutto, e' in stretta connessione con l'inquinamento atmosferico. Un buon veicolo per la luce e' rappresentato, infatti, dalle particelle e dai gas sospesi in atmosfera, che l'assorbono e ne riemettono una certa quantita', contribuendo in questo modo alla diffusione ed all'incremento della dannosita' della luce artificiale. Alla fine di questo fenomeno si giunge a comprendere appieno il legame e la dipendenza tra le due forme d'inquinamento; limitandone una (per mezzo di controlli accurati delle sostanze scaricate sia in atmosfera, sia a terra) si contribuisce in modo significativo alla limitazione dell'altra. A questo punto e' naturale domandarsi cosa si puo' fare per abbattere in modo significativo la diffusione della luce, ridando al cielo l'aspetto che aveva qualche decennio addietro. In questo contesto non si pretende di trattare in modo esauriente le possibili soluzioni, tuttora in fase di elaborazione (la scrivente d'altra parte non ne ha le competenze), tuttavia si possono tracciare delle linee generali. In primo luogo, considerazione ovvia ma sovente trascurata, e' bene non dirigere sorgenti luminose direttamente verso l'alto. Si pensi ai proiettori rivolti verso il cielo allo scopo di attrarre l'attenzione o all'eccessiva illuminazione, opinabile soluzione di abbellimento, dei monumenti: non si ha, in entrambi i casi, uno spreco di energia elettrica? E non si ha un altrettanto spreco di energia laddove si adottano sistemi di illuminazione che, pur essendo orientati verso il basso, disperdono parte della loro luce in zone non utili? E' stato calcolato, a partire proprio da quest'ultimo interrogativo, che circa il 30% della luce impiegata nei sistemi di illuminazione pubblica non raggiunge il suolo, ma si disperde in direzioni lontane dal punto che si dovrebbe illuminare. Basterebbe adottare dei proiettori correttamente orientati per cominciare a contrastare la diffusione della luce! E soprattutto, oltre a curare l'orientazione, basterebbe adottare delle sorgenti luminose "spettralmente corrette" per abbattere in modo netto l'impatto dell'inquinamento luminoso. Esistono, infatti, delle citta' (prime fra tutte Tucson, in Arizona) che l'utilizzo di lampade ai vapori di mercurio, per l'illuminazione stradale, ha permesso di migliorare sensibilmente la qualita' del cielo. In particolare da Tucson, che conta circa 600.000 abitanti, si puo' scorgere la via Lattea in pieno centro: un vero miracolo se si considera che da New York si fa fatica a vedere la Luna piena! In Italia si sta cercando di affrontare il problema, sia attraverso la sensibilizzazione dell'opinione pubblica sia attraverso le varie proposte di legge in discussione a livello regionale e nazionale. Vi sono alcune regioni, in particolare il Veneto, sede di alcuni osservatori professionali, dove e' gia' in vigore una legge regionale che tutela il cielo notturno: purtroppo a livello nazionale la proposta e' ancora in discussione e non esiste ancora una legge definitiva. Proprio per questo motivo le associazioni di astrofili (tra cui anche la nostra) si stanno adoperando per creare una coscienza sul problema: il cielo di tutti e' in estinzione, non solo quello degli astrofili.
Lucrezia Aversa |